Omissione di atti d’ufficio
La disciplina del reato di omissione di atti d’ufficio è diretta a disciplinare i rapporti tra la pubblica amministrazione e i cittadini ad essa esterni, fornendo a questi ultimi uno specifico strumento di tutela: l’eventuale omissione di atti inerenti i rapporti interni l’amministrazione non potrebbe mai configurare il reato che stiamo analizzando.
Ma andiamo con ordine.
Commette il reato di rifiuto di atti d’ufficio quel pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che indebitamente rifiuta un atto doveroso, che avrebbe dovuto compiere per ragioni di ordine pubblico, sanità, ragioni di giustizia o per via di un ordine pubblico.
Il reato di omissione di atti d’ufficio viene commesso anche quando, a prescindere dalle ragioni dei doveri sopra elencati, il pubblico ufficiale non risponda alla richiesta scritta fatta entro trenta giorni, senza darne adeguata giustificazione.
Quindi: nella prima ipotesi il reato di omissione di atti d’ufficio si consuma con l’omissione del provvedimento di cui si sollecita la tempestiva adozione per via delle attuali esigenze (giustizia, sicurezza pubblica, ordine pubblico, igiene, sanità); mentre nella seconda ipotesi è necessaria la presenza di due condotte, ossia la mancata adozione dell’atto richiesto per iscritto entro trenta giorni e la mancata risposta sui motivi del ritardo.
L’interesse che si vuole tutelare, nel caso della sussistenza di esigenze sanitarie, ragioni di giustizia o pubblica sicurezza, è decisamente il corretto svolgimento della funzione pubblica e, conseguentemente, soltanto la pubblica amministrazione può essere considerata persona offesa e può costituirsi parte civile per il conseguimento del risarcimento del danno e contestuale condanna alla penale responsabilità del pubblico ufficiale.
Nel secondo caso, invece, si tratta di reato plurioffensivo che, oltre a ledere l’interesse della pubblica amministrazione, colpisce anche l’interesse del privato cittadino che viene leso con l’omissione dell’atto richiesto o dal suo ritardo.
Ne consegue che il richiedente interessato riveste la posizione di persona offesa dal reato di omissione di atti d’ufficio, e può procedere alla costituzione di parte civile nel procedimento penale per il risarcimento del danno.
Il rifiuto del compimento dell’atto può anche essere implicito, concretizzandosi nella silente inerzia della funzione protratta oltre eventuali termini di decadenza o di comporto.
Non è rilevante, ai fini della configurabilità del reato di omissione di atti d’ufficio, la circostanza che l’omissione dell’atto o la risposta sulle ragioni del ritardo abbiano provocato un danno, ma è necessario che la richiesta scritta da parte del privato cittadino sia indirizzata in modo espresso e diretto al pubblico ufficiale titolare del potere-dovere di compiere l’atto richiesto. Difatti, non varrebbe a configurare il reato di omissione di atti d’ufficio la richiesta indirizzata genericamente alla pubblica amministrazione (ciò per l’applicazione del principio della personalità della responsabilità penale).
Per configurare il reato di omissione di atti d’ufficio occorre che il pubblico ufficiale sia consapevole del suo comportamento omissivo, consapevole che così facendo agisce indebitamente, cioè in violazione di doveri che per legge gli sono imposti (se manca tale consapevolezza non può esserci reato, occorre sapere del dovere di compiere l’atto senza ritardo).
Per fare qualche esempio, commette il reato di omissione di atti d’ufficio: il medico di guardia al pronto soccorso che ometta di ricoverare un paziente presentatosi accusando, a seguito di infortunio o incidente stradale, forti dolori o emorragie; il medico del pronto soccorso che, seppur richiesto insistentemente per intervenire da parte del personale infermiere, si rifiuta di visitare un paziente; il personale delle forze dell’ordine che, avendo ricevuto indicazioni precise per ragioni di pubblica sicurezza e sanità (si pensi al corona virus che ha colpito alcune zone del nostro Paese), non si adegui alle prescrizioni che ha ricevuto; l’agente di polizia municipale che, richiesto con ordine del superiore gerarchico di intervenire immediatamente sul luogo di un incidente stradale, rifiuti di recarvisi; il segretario comunale che, a fronte della richiesta di un consigliere comunale di accesso agli atti, ometta di fornire quanto richiesto o rispondere entro i termini di legge.
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